Ultime News 2 Dicembre 2020
Investire in formazione
Una richiesta forte e costante che conferma l’interesse per il gelato da attuarsi in una sfaccettata offerta formativa necessariamente online, strutturata in più forme. Ci spiega come e perché Kaori Ito, responsabile di Carpigiani Gelato University
“Nel nostro settore, pur assistendo a un calo fisiologico delle presenze, se si prende in esame anche il breve periodo come quello fra settembre e novembre, sommando i dati, si nota che, rispetto allo stesso periodo del 2019, il numero delle iscrizioni in presenza e a distanza ai corsi di gelateria della Carpigiani Gelato University è raddoppiato, dato valido sia a livello nazionale che internazionale”. Risponde così Kaori Ito, responsabile da 10 anni di Carpigiani Gelato University, alla domanda che ha aperto la nostra diretta del 1° dicembre su Instagram: come si chiude questo anno formativo alla luce di lockdown, ripresa e richiusura? Lo stesso positivo riscontro si coglie passando in rassegna le varie opzioni formative come il nuovo “Corso Base di Gelateria online di 5 giorni”, che può essere completato con il corso Intermedio e l’Avanzato. È avvenuto, ad esempio, che su 100 partecipanti al corso base la metà ha proseguito perché entusiasta dei contenuti appresi. Fino a pochi anni fa la richiesta si concentrava sulle tecniche di bilanciamento e di ricettazione, ora si vogliono sperimentare nuovi prodotti e nuovi servizi. Mi riferisco a corsi innovativi realizzati grazie a collaborazioni con altri settori, come gelato e caffetteria, gelato e mixology”.
Nuove tecniche di insegnamento e coinvolgimento
Una delle novità di rilievo è rappresentata – ci racconta Kaori – dalle differenti forme di insegnamento volte a soddisfare le richieste in arrivo da ogni parte del mondo. “Causa Covid-19, i corsi in presenza hanno avuto e avranno numeri limitati, per questo vengono proposti corsi registrati o in livestreaming, modalità molto richiesta dove i corsisti possono crearsi un’aula virtuale e dialogare con il docente e i compagni di classe con la chat. Ciò ha implicato una riorganizzazione della modalità di svolgimento del corso per gestire le interazioni tra corsisti e tra questi e il docente. In precedenza il corso era tenuto da un insegnante affiancato da un assistente di laboratorio; ora, per ogni corso è stata introdotta la figura del tutor che si occupa della piattaforma, risponde ai commenti alle chat o decide di passarle al docente e gestisce le richieste di un gruppo di whatsapp per una maggiore interazione orizzontale fra i corsisti e coinvolgerli in modo stimolante. Il corso online – sostiene la nostra intervistata – non dev’essere vissuto in forma passiva. A inizio corso ognuno si presenta, utilizza la telecamera, espone il proprio progetto da realizzare grazie alla formazione, così l’iniziativa formativa diventa esperienziale”.
“Tra settembre e ottobre abbiamo creato anche una classe ibrida: reale con 10 posti premium con una postazione individuale per l’esercitazione pratica, e virtuale in cui, con lo stesso docente, gli altri seguivano da remoto, attraverso uno schermo, mentre in un altro i partecipanti in presenza vedevano i compagni lontani. Questo è un format che diverrà permanente perché ci sarà sempre qualcuno che non potrà venire di persona e si avvarrà di questa modalità”.
Nuovi temi, nuove sfide
In tema di cambiamenti, anche gli argomenti si sono aggiornati, passando dalla scelta di corsi sulle tecniche di bilanciamento e di ricettazione a quella di sperimentare novità, il soft ice cream nelle sue forme più nuove come quelle in coppa, ad esempio, fino all’intento di apprendere a fornire vari servizi, come strutturare la consegna a domicilio o la gestione del negozio per controllarne i costi.
“La sfida su tutti i fronti, formativi come fieristici, si giocherà – conclude Kaori – sulla capacità di diversificare l’offerta e personalizzarla su misura, sulla selettività degli inviti e sul saper gestire tutti i vari canali e opzioni. Questo sarà realizzabile grazie a un team consolidato e flessibile, in grado di acquisire nuove competenze e di capire che tipo di organizzazione occorre creare per soddisfare le richieste in arrivo da tutto il mondo”. Non è certo un caso che in questo momento alla CGU sia raddoppiato il numero di persone che si occupano della formazione.
Emanuela Balestrino