Ultime News 10 Gennaio 2023

Imballaggi e rifiuti di imballaggio: proposta di revisione della legislazione UE
Per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi la Commissione europea propone nuove misure che riguardano la prevenzione, il riciclo e il riutilizzo. Sono inoltre previste restrizioni per le bioplastiche
Il packaging è al centro del piano d’azione per l’economia circolare del Green Deal europeo, dato che negli ultimi 10 anni i rifiuti di imballaggio sono aumentati di oltre il 20% nell’Unione Europea e si prevede che aumenteranno del 19% entro il 2030, se non si interviene in modo più drastico di quanto fatto finora. A rappresentare un problema non è solo lo smaltimento, ma anche la rilevante quantità di materiali vergini impiegati. Basti pensare che il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzate nell’UE sono destinate al packaging.
A fine novembre 2022 la Commissione europea ha perciò lanciato una nuova proposta di revisione delle norme in materia di imballaggi per ridurre il loro impatto ambientale. Tre gli obiettivi: prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio, promuovere il riciclo di alta qualità (“a circuito chiuso”), ridurre il fabbisogno di risorse naturali primarie favorendo invece le materie provenienti da riciclo (“materie prime seconde”).
Ecco alcune delle misure previste per raggiungere tali obiettivi:
– obbligo per le imprese di offrire una determinata percentuale dei loro prodotti in imballaggi riutilizzabili, corredati di specifica etichettatura
– divieto di alcune forme di imballaggio, ad esempio contenitori monouso per cibi e bevande consumati all’interno dei locali, confezioni monouso per frutta e verdura, mini-flaconi per shampoo e altri prodotti negli hotel
– limite massimo di spazio vuoto nel packaging per l’e-commerce
– tassi vincolanti di contenuto riciclato nei nuovi imballaggi di plastica
– obbligo di adozione del vuoto a rendere per bottiglie di plastica e lattine di alluminio
– etichettatura obbligatoria di tutti gli imballaggi per favorire la corretta raccolta differenziata
Foto Giancarlo Bononi
Il nuovo quadro della Commissione va a toccare anche le plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili (bioplastiche): il prefisso “bio” induce a pensare che si tratti di materiali sostenibili, ma non sempre è vero. Per evitare un ecologismo di facciata che inganna i consumatori (“greenwashing”) è necessario fare maggiore chiarezza su questi materiali e garantire la loro effettiva sostenibilità ambientale. In che modo? Innanzitutto, vietando dichiarazioni generiche e non circostanziate come “bioplastica”, “plastica a base biologica” o “biodegradabile”. Secondo la Commissione è necessario specificare la quota precisa del contenuto di plastiche a base biologica nel prodotto, ad esempio: “il prodotto contiene il 50% di plastica a base biologica”. La biomassa utilizzata deve essere ottenuta in modo sostenibile, senza danneggiare l’ambiente, dando la priorità ai residui e ai rifiuti organici anziché impiegare piante coltivate per essere impiegate come materia prima. Inoltre, prima di immettere sul mercato una plastica biodegradabile o compostabile, l’industria deve considerare l’intero sistema: la proprietà del materiale, l’ambiente ricevente (suolo, acqua), i tempi necessari per la biodegradazione e il comportamento dei consumatori. I produttori dovrebbero concentrare gli investimenti solo su applicazioni in cui l’uso delle bioplastiche presenta reali benefici per l’ambiente.
Il nuovo pacchetto di misure rafforza ulteriormente il pacchetto sull’economia circolare datato marzo 2022. L’adozione delle nuove misure dovrebbe ridurre, entro il 2030, le emissioni di gas serra derivanti dagli imballaggi di 23 milioni di tonnellate, più o meno l’equivalente delle emissioni annue della Croazia. La proposta è ora al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio.
Rossella Contato